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ASIA PENSIONATI INPDAP - Istituto Nazionale di Previdenza per i
Dipendenti dell’Amministrazione Pubblica Circolare n. 19 - Roma 1 giugno 2005
OGGETTO: Gestione delle attività pensionistiche del personale del Ministero
della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
E' stato presentato
in Senato un disegno di legge che propone di incentivare l'allungamento
dell'età lavorativa. La
proposta è bi-partisan e mira ad aumentare il
tasso di occupazione nella fascia di età compresa tra i 60 e i 75 anni
attraverso la riduzione di oneri contributivi a carico del datore di lavoro
e l'offerta al
lavoratore della possibilita' di avere un
vantaggio economico maggiore rispetto a quello che avrebbe andando in
pensione subito. In un'intervista a Labitalia il
senatore Ichino spiega che questo "E' un modo per innescare un
gioco a somma positiva un gioco in cui tutti hanno
dei vantaggi, se decidono di beneficiarne: i lavoratori perche' guadagnano
di piu' continuando a lavorare che andando subito in pensione, le aziende
perche' hanno uno sconto sul costo del lavoro e la collettivita' perche'
l'erario ha un debito pensionistico un po' piu' basso da ripianare''. La
proposta di legge interessa circa 7 milioni di persone di età compresa tra i
65 e i 75 anni, anche se non appare del tutto chiaro come si possano creare
maggiori vantaggi economici effettivi per tutti (rispetto al sistema
pensionistico attuale) se l'obiettivo è quello di ridurre la spesa pubblica.
In ogni caso è previsto un periodo sperimentale della durata di tre anni. Il
problema della necessità di aumentare l'età del pensionamento appare legato
all'aumento della speranza di vita, all'invecchiamento
della popolazione e al calo demografico. Nella sua intervista Ichino spiega
che ''Il contributo del 60enne o del 65enne al ciclo produttivo e' un
contributo sovente molto diverso da quello che puo' dare un giovane, perche'
e' un contributo fatto di esperienza, di memoria storica dell'azienda, di
equilibrio, di capacita' di far fronte agli imprevisti. Spesso, privandosi
dell'apporto del sessantenne, l'azienda perde qualcosa che il giovane non
puo' dare. Bisogna promuovere una cultura del lavoro nuova: l'azienda deve
imparare a essere piu' flessibile in relazione alle esigenze del lavoratore
anziano, accettando, ad esempio, la riduzione dell'orario, in funzione di
una transizione graduale al pensionamento pieno''. Si tratterebbe in
sostanza di un cambiamento culturale: ''Dobbiamo entrare nell'ordine di idee
di cambiare la nostra cultura - continua Ichino - e considerare che piu' a
lungo si puo' lavorare, meglio e' per tutti'' e ''la prosecuzione del
rapporto di lavoro puo' anche essere una prosecuzione a tempo parziale,
perche' il tempo pieno e' solo una delle tante forme possibili di
organizzazione del lavoro''.
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